CAR T, efficace anche nella LLA ad alto rischio citogenetico
Nella leucemia linfoblastica acuta a cellule B le caratterizzazioni citogenetiche e di genetica molecolare costituiscono importanti fattori prognostici e di stratificazione del rischio. Alcune alterazioni indicano, infatti, modifiche citogenetiche ad alto rischio (HR) e sono associate a prognosi non soddisfacente ed esiti inferiori, in particolare in pazienti con malattia recidivante/refrattaria (r/r).
La terapia CAR T anti-CD19 tisagenlecleucel ha già ricevuto l’approvazione per il trattamento della leucemia linfoblastica acuta recidivante/refrattaria in pazienti pediatrici e giovani adulti. Negli studi ELIANA ed ENSIGN tisagenlecleucel ha ottenuto alti tassi di risposte durature mantenendo un maneggevole profilo di sicurezza.
In una sessione orale dell’ultima edizione del Congresso EHA sono stati presentati i risultati di un’analisi aggregata di questi studi condotta su pazienti ad alto rischio citogenentico.
L’analisi ha preso in esame i risultati ottenuti in un sottogruppo di pazienti che presentavano anomalie citogenetiche HR riportate all’arruolamento, ovvero: ipodiploidia; modifiche t (9; 22) (q34; q11.2)/BCR-ABL1; riarrangiamento di KMT2A (MLL); amplificazione intracromosomica del cromosoma 21 (iAMP21); t (17; 19) (q23; p13), codifica per fusione TCF3-HLF; BCR-ABL1-simili; riarrangiamento di CRLF2; mutazione/delezione di TP53.
ELIANA ed ENSIGN sono studi multicentrici di fase due a braccio singolo sull’utilizzo di tisagenlecleucel in giovani pazienti con leucemia linfoblastica acuta r/r. L’endpoint primario era il tasso di remissione generale (ORR: remissione completa [CR] + CR con recupero incompleto della conta ematica [CRi]) entro 3 mesi, secondo valutazione di un comitato di revisione indipendente (IRC).
Tra tutti i pazienti infusi (set completo di analisi), i 19/29 (65,5%) con anomalie citogenetiche HR ottenevano, secondo analisi dei dati aggregati, remissione di malattia confermata attraverso valutazione IRC e 18/19 di questi pazienti presentavano malattia residua minima negativa attestata mediante citometria a flusso.
Nei pazienti con anomalie citogenetiche HR non veniva raggiunta la mediana di overall survival, con una probabilità di sopravvivenza stimata, a 12 e 24 mesi, rispettivamente del 74,9% e del 66,6% (vs 70,7% e 58,8%, rispettivamente, in pazienti senza anomalie citogenetiche HR).
Le percentuali di eventi avversi verificatisi entro 8 settimane dopo l’infusione in pazienti con anomalie citogenetiche HR erano: sindrome da rilascio di citochine (grado 3, 17,2%, grado 4, 27,6%), infezioni (grado 3, 13,8%; grado 4, 3,4% ), citopenie non risolte entro il 28° giorno (grado 3, 17,2%, grado 4, 13,8%) ed eventi neurologici (grado 3, 3,4%, nessun evento di grado 4).
Tra i 19 pazienti “responding”, quattro andavano incontro a recidiva. La mediana di durata della risposta non veniva raggiunta, con una probabilità stimata di assenza di recidiva a 12 e a 24 mesi, dall’ìinizio della remissione, del 74,6% (vs 61,7% e 58,5%, rispettivamente, in pazienti senza anomalie citogenetiche HR).
“Si tratta di dati estremamente positivi”, commentano gli autori. “I pazienti con anomalie citogenetiche ad alto rischio hanno storicamente una prognosi molto insoddisfacente. Tisagenlecleucel si è dimostrato, invece, efficace, garantendo risposte durature e vantaggi di sopravvivenza anche in questa popolazione”.
Bibliografia. Grupp S, Maude S, Baruchel A, et al. Tisagenlecleucel appears effective and safe in pediatric an young adult patients with relapsed/refractory acute lymphoblastic leukemia with high-risk cytogenetic abnormalities. EHA Meeting 2019; abstract S1618.
a cura di Stefania Mengoni