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ASCO 2015: cala la mortalità infantile per effetti collaterali

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Tra i blockbuster cinematografici degli ultimi anni troviamo alcuni film che hanno per protagonisti bambini o adolescenti affetti da tumore. Per esempio, So che ci sei (Matching Jack, di Nadia Tass), oppure Colpa delle stelle (The Fault in Our Stars, di Josh Boone) e ancora Bianca come il latte, rossa come il sangue, di Giacomo Campiotti. Gli ultimi due, non a caso, tratti da libri anch’essi best seller. Insomma, anche il cinema e la letteratura si occupano di tumori infantili, e non solo per strappare lacrime facili allo spettatore. Purtroppo, infatti, ci si ammala di cancro anche in giovane età, e alcuni tumori del sangue o solidi sono notoriamente tipici dell’età infantile o adolescenziale.

Confortano quindi i dati di un ampio studio retrospettivo, finanziato dal Governo Federale americano, condotto su 34.000 pazienti oncologici pediatrici negli ultimi trent’anni, presentato all’ASCO in plenaria il 31 maggio. Lo studio ha coinvolto ben 31 ospedali, dal 1970 al 1999 che hanno preso in considerazione pazienti con età alla diagnosi inferiore ai 21 anni. I tumori più rappresentati erano leucemia, linfomi, tumori cerebrali, neuroblastoma, tumore di Wilms e sarcomi delle ossa e dei tessuti molli. Tra i pazienti ancora vivi dopo 5 anni, la mortalità da ogni causa a 15 anni dalla diagnosi si è ridotta dal 12,4% al 6%. Un miglioramento da ascrivere in buona parte ai cambiamenti nelle terapie che hanno ridotto il rischio relativo agli effetti tardivi dei trattamenti oncologici pediatrici, come l’insorgenza di tumori maligni successivi e malattie cardiache e polmonari.

Gregory T. Armstrong (St. Jude Children’s Research Hospital), che ha presentato lo studio, ha richiamato l’attenzione sul fatto che «cinquant’anni fa sopravviveva solo un bambino su cinque, mentre oggi l’80% è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Naturalmente, questi soggetti crescono con un rischio maggiore di morire a causa degli effetti collaterali tardivi, come problematiche cardiache o tumori secondari. Ma adesso non siamo solo in grado di aiutare più bambini a sopravvivere al loro tumore primario, potendo anche prolungare la loro attesa di vita riducendo la tossicità totale delle cure». Precedenti indagini avevano mostrato che dei pazienti ancora vivi dopo 5 anni fino al 18% moriva entro 30 anni dalla diagnosi. I decessi erano dovuti a tre cause principali: la progressione o la recidiva del tumore primario, cause esterne (incidenti, suicidio) e altri motivi di salute, soprattutto la mortalità conseguente agli effetti collaterali della terapia oncologica. Mentre le morti dovute a progressione o recidiva raggiungono col tempo un plateau, la mortalità per motivi di salute cresce ad ogni anno di sopravvivenza dalla diagnosi.
In sostanza, mettere in atto strategie volte a ridurre l’intensità delle terapie, preservandone naturalmente l’efficacia, si traduce in un beneficio alla distanza per la minore insorgenza di effetti collaterali.

Fonte: ASCO 2015 LBA2 – Reduction in late mortality among 5-year survivors of childhood cancer: A report from the Childhood Cancer Survivor Study (CCSS).

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