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Dall’anti-CD38 isatuximab nuove prove d’efficacia nel mieloma multiplo r/r

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Importanti novità nel trattamento del multiplo recidivante/refrattario giungono da un’affollata sessione orale dell’ASCO Meeting 2019.

I risultati dello studio di fase 3 ICARIA-MM hanno, infatti, dimostrato che l’aggiunta di isatuximab alla combinazione pomalidomide-desametasone offre miglioramenti statisticamente significativi rispetto alla sola associazione, standard of care, di pomalidomide e desametasone (pom-dex).

Isatuximab è un anticorpo monoclonale sperimentale che si lega a uno specifico epitopo (o determinante antigenico) del recettore della proteina CD38 espressa sulla superficie delle cellule plasmatiche.

Lo studio ICARIA-MM, trial multicentrico in aperto, ha arruolato 307 pazienti con mieloma multiplo recidivante o refrattario trattati in 96 centri di 24 paesi.
Tutti i partecipanti allo studio avevano ricevuto almeno due precedenti linee di terapia, tra cui un minimo di due cicli consecutivi di lenalidomide e un inibitore del proteasoma somministrato da solo o in combinazione. I pazienti ricevevano l’isatuximab tramite infusione per via endovenosa a dosi di 10 mg/kg una volta alla settimana per 4 settimane, seguita da una volta ogni due settimane per cicli di 28 giorni.

“Con isatuximab in combinazione con pomalidomide e desametasone si è ottenuta un’impressionante riduzione del 40% del rischio di progressione o morte rispetto a pomalidomide e desametasone da soli”, ha commentato Paul Richardson, primo autore dello studio, responsabile del programma clinico e direttore della ricerca clinica del Jerome Lipper Multiple Myeloma Center presso il Dana-Farber Cancer Institute. “Questo risultato è particolarmente rilevante in quanto lo studio ha incluso i pazienti con mieloma multiplo recidivato/refrattario, una popolazione particolarmente difficile da trattare, che può essere considerata, a mio parere, esemplificativa dei pazienti che il medico incontra nella pratica quotidiana.”

La terapia di combinazione con isatuximab ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza libera da malattia (HR 0,596, 95% CI 0,44-0,81, p=0,001), con una sopravvivenza libera da malattia mediana maggiore nel braccio trattato con la terapia di combinazione con isatuximab (11,53 mesi, 95% CI: da 8,936 a 13,897) rispetto al solo trattamento con pomalidomide e desametasone (6,47 mesi, 95% CI: da 4,468 a 8,279).

Da notare anche che la terapia di combinazione con isatuximab ha dimostrato un tasso di risposta complessivo significativamente maggiore rispetto al solo trattamento con pomalidomide e desametasone (60% vs. 35%, p<0,0001). In ulteriori analisi, la terapia di combinazione con isatuximab rispetto al solo trattamento con pomalidomide e desametasone ha mostrato un beneficio simile in molteplici sottogruppi, inclusi pazienti di 75 anni o più, con insufficienza renale e pazienti refrattari a lenalidomide. Questi risultati si basano su una valutazione da parte di un comitato di revisione indipendente.

“Nonostante le molteplici terapie attualmente disponibili, permangono tuttora necessità cliniche non soddisfatte per i pazienti con mieloma multiplo, che continuano ad avere ricadute della malattia e a non rispondere alle terapie standard,” ha commentato Michele Cavo, direttore dell’Istituto di Ematologia “Seràgnoli”,  Policlinico Universitario S. Orsola-Malpighi di Bologna e coordinatore dello studio ICARIA-MM in Italia. “I risultati dello studio ICARIA hanno messo in evidenza come ci siano ancora ampi margini per consentire a questi pazienti una prolungata e migliore aspettativa di vita.”

 Anche i seguenti risultati sono a favore della terapia di combinazione con isatuximab, in quanto:

  • Isatuximab ha dimostrato una percentuale di “risposte parziali molto buone” (very good partial response – VGPR) significativamente più elevata rispetto al trattamento con pomalidomide e desametasone (31,8% vs. 8,5%, rispettivamente, p<0,0001) e una durata di risposta maggiore rispetto al solo trattamento con pomalidomide e desametasone (mediana: 13,27 mesi vs. 11,07 mesi, rispettivamente). Tra i pazienti che hanno risposto, la terapia di combinazione con isatuximab ha dimostrato un tempo mediano inferiore per ottenere la prima risposta rispetto al trattamento con pomalidomide e desametasone (35 giorni vs. 58 giorni, rispettivamente).
  • Il tempo al trattamento successivo è stato maggiore con la terapia di combinazione con isatuximab rispetto a pomalidomide e desametasone (mediana non raggiunta vs. 9,1 mesi, HR=0,538).
  • I dati disponibili al momento dell’analisi hanno mostrato la tendenza verso un beneficio in termini di sopravvivenza grazie alla terapia di combinazione con isatuximab. I dati definitivi sulla sopravvivenza verranno comunicati non appena disponibili.

Eventi avversi (EA) di grado ≥3 sono stati osservati nell’86,8% dei pazienti trattati con la terapia di combinazione con isatuximab vs. il 70,5% di quelli trattati con pomalidomide e desametasone. Inoltre, la terapia di combinazione con isatuximab rispetto a pomalidomide e desametasone ha mostrato che: rispettivamente il 7,2% contro il 12,8% dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di EA; rispettivamente il 7,9% contro il 9,4% dei pazienti è deceduto a causa di un EA; sono state osservate infezioni di grado ≥3 nel 42,8% contro il 30,2% dei pazienti, rispettivamente; è stata osservata neutropenia di grado ≥3 nell’84,9% (febbrile 11,8%) contro il 70,1% (febbrile 2,0%) dei pazienti, rispettivamente. Reazioni nella sede di iniezione sono state registrate nel 38,2% (2,6% di grado 3-4) dei pazienti trattati con la terapia di combinazione con isatuximab.  

Bibliografia. Richardson PG,  Attal M, Rajkumar SV, et al. A phase III randomized, open label, multicenter study comparing isatuximab, pomalidomide, and low-dose dexamethasone versus pomalidomide and low-dose dexamethasone in patients with relapsed/refractory multiple myeloma (RRMM). 2019 ASCO Annual Meeting; abstract n°8004.

a cura di Maria Nardoianni

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Tags: ASCO 2019ASCO19#2

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