
Le CAR T stanno diventando un trattamento di grande rilevanza per i pazienti con linfomi aggressivi recidivanti/refrattari, specialmente per coloro che sono stati già sottoposti a più linee di terapia.
Attualmente sono disponibili due regimi di terapie CAR aventi come target il CD19, l’axicabtagene ciloleucel e il tisagenlecleucel, che sono stati approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) per il trattamento del linfoma non-Hodgkin recidivato/refrattario (NHL) in pazienti con fallimento di due precedenti linee di terapia. Una terza terapia, il lisocabtagene maraleucel, dovrebbe presto ottenere l’approvazione da parte della FDA.
Ma quale sono le potenzialità di questa innovativa opzione terapeutica per i pazienti anziani affetti da neoplasie ematologiche? Se ne è discusso in un’affollata sessione dell’ASCO Meeting 2019.
“L’età media alla diagnosi per i pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato o refrattario, il sottotipo più comune di linfoma aggressivo, è di 65 anni”, spiegano i ricercatori. I pazienti anziani con linfomi aggressivi costituiscono un gruppo di particolare interesse perché questa popolazione tende ad avere maggiori comorbidità e sintomi tipici dell’età geriatrica che possono possono rendere più complesso il trattamento con terapie standard. Inoltre, l’età superiore ai 60 anni costituisce, nel linfoma non-Hodgkin aggressivo, un fattore prognostico negativo secondo lo score calcolato attraverso l’International Prognostic Index.
Il trattamento della malattia recidivante/refrattaria in questo gruppo di pazienti può essere particolarmente difficile. Molti pazienti sono troppo fragili per ricevere chemioterapia di salvataggio ad alte dosi e trapianto di cellule staminali autologhe, consolidati standard di cura. Sebbene esistano regimi di chemioimmunoterapia più tollerabili che includono nuovi agenti, questi hanno generalmente un’efficacia limitata e una breve durata della risposta. Ad esempio, la lenalidomide in combinazione con rituximab ottiene tassi di risposta obiettiva (ORR) di solo il 33% e di risposta completa (CR) del 22%.
D’altro canto, le CAR T hanno il potenziale per garantire remissioni più durature in una porzione sostanziale di pazienti. Sebbene abbiano un profilo di tossicità che richiede attenzione e spesso un intervento immediato, la CAR T potrebbero costituire un valido trattamento per questa popolazione di pazienti, data la tollerabilità generale osservata negli studi clinici fino ad oggi.
A causa di comorbidità di base o di problemi neurologici, i pazienti più anziani potrebbero però non tollerare gli effetti della sindrome da rilascio di citochine, evento avverso spesso correlato alla somministrazione di terapie CAR. Tuttavia, nella pratica clinica e nei protocolli di ricerca, vi è ora una tendenza a trattare la tossicità in maniera più proattiva, il che potrebbero consentire un’implementazione più sicura delle CAR T anche nella popolazione geriatrica.
“La terapia con CAR costituisce un importante passo avanti per il trattamento di questo subset di pazienti”, confermano i ricercatori. L’efficacia osservata nei pazienti più anziani sembra infatti essere equivalente a quella registrata nei pazienti più giovani e gli outcome di sicurezza evidenziati negli studi clinici dimostrano che la terapia con CAR ha un buon profilo di tollerabilità negli anziani.
Sulla base dei dati attuali, le CAR T possono quindi costituire un’opzione valida per il trattamento del linfoma aggressivo r /r in paziento anziano che presentino un buono performance status. Sebbene permangano alcune incertezze che richiedono ulteriori ricerche e indagini, c’è comunque grande ottimismo generale per l’efficacia delle CAR T anche in questo setting di cura.
Fonte: CART-cell therapy in older patients with lymphoma. ASCO Meeting; May 31st 2019.