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Lenalidomide nello smouldering mieloma, nuove evidenze

By Maggio 28, 2019Novembre 4th, 2021No Comments
Dai congressi

La monoterapia con lenalidomide in pazienti con smouldering mieloma (SMM) a rischio alto o moderato riduce significativamente i tassi di progressione verso la malattia sintomatica e il danno d’organo rispetto al solo mantenimento sotto osservazione. Questi i risultati di uno studio di fase III che saranno presentati in occasione del congresso dell’American Society of Clinical Oncology, al via a Chicago il 31 maggio 2019.

Il quadro clinico denominato smouldering multiple myeloma (o mieloma indolente) è una condizione precancerosa caratterizzata da una proliferazione midollare di plasmacellule monoclonali, dall’assenza di sintomi clinici e da un elevato tasso di progressione a mieloma multiplo attivo. L’incidenza delle forme di SMM sul totale delle diagnosi di mieloma multiplo è di circa l’8-20%. “I pazienti che ne sono affetti, in generale, hanno una probabilità annua di progressione alla malattia attiva del 10%”, spiegano i ricercatori.

Un recente studio condotto su 86.000 persone affette da mieloma multiplo ha evidenziato come il 13,7% di esse avesse precedentemente ricevuto una diagnosi di SMM. Ad un’estrapolazione dei dati su pazienti con mieloma multiplo negli Stati Uniti è emerso che circa 4400 persone negli USA ricevono ogni anno una diagnosi di smouldering mieloma.

La studio in esame ha arruolato pazienti con SMM a rischio alto o intermedio in due fasi. Nella fase II, 44 pazienti ricevevano lenalidomide per verificarne la potenziale efficacia. Lo fase III ha invece coinvolto 182 pazienti con SMM senza danno d’organo, come dimostrato attraverso risonanza magnetica. I pazienti sono stati randomizzati a restare sotto osservazione o a ricevere giornalmente 25 mg di lenalidomide nei giorni 1-21 di cicli di 28 giorni, con stratificazione dei pazienti ad alto rischio in base al tempo dalla diagnosi (≤ 1 anno o > 1 anno).

“Ricerche precedenti su pazienti con SMM a basso rischio avevano suggerito che il sistema immunitario di coloro che non presentavano progressione avesse il controllo del clone delle plasmacellule”, ha osservato Sagar Lonial, del Winship Cancer Institute della Emory University di Atlanta, primo autore dello studio. “Quindi una delle ipotesi alla base di questo studio è che se si utilizza un farmaco che potenzia il sistema immunitario come la lenalidomide, si potrebbe potenzialmente migliorare quel controllo per ritardare o addirittura impedire la conversione allo stato sintomatico della malattia”.

La terapia con lenalidomide è stata mantenuta fino a progressione di malattia o a livelli non accettabili di tossicità del trattamento. Nel gruppo trattato il 52,3% dei pazienti ha avuto effetti collaterali ematologici e non, e il 35,2% è stato considerato correlato al trattamento. Gli eventi avversi più comuni di grado 3 o superiore erano infezioni (20,5%), diminuzione della conta dei neutrofili (13,6%), ipertensione (9,1%) e affaticamento (6,8%).

“Dopo 3 anni il 91% dei pazienti trattati con lenalidomide era vivo e la malattia non era progredita, rispetto al 66% di quelli randomizzati all’osservazione (p=0,0005)”, ha riferito Lonial. Nel braccio di trattamento, i tassi di sopravvivenza libera da progressione sono stati del 98% al primo anno e del 93% al secondo anno, contro, rispettivamente, l’89% e al 76% nel braccio di osservazione.

“Nella nostra analisi abbiamo visto benefici anche per i pazienti a rischio intermedio, in termini di mancata evoluzione della malattia verso il mieloma sintomatico e di prevenzione del danno d’organo”, afferma Lonial. “Tuttavia, allo stato attuale, visto che il follow-up complessivo di sopravvivenza è ancora relativamente breve, non possiamo affermare con sufficiente certezza che bisognerebbe trattare tutti coloro che sono a rischio intermedio”. Serviranno ulteriori ricerche, mentre per i pazienti ad alto rischio l’utilizzo di lenalidomide potrebbe portare a un cambiamento nella pratica clinica.

Fonte: Lonial S, Jacobus SJ, Weiss M, et al. E3A06: randomized phase III trial of lenalidomide versus observation alone in patients with asymptomatic high-risk smoldering multiple myeloma. 2019 ASCO Annual Meeting; abstract n°8001.