
Presentati all’EHA 2021 i dati dello studio MAIA di fase 3. Lo studio ha dimostrato che l’aggiunta di daratumumab a lenalidomide e desametasone (D-Rd) ha portato benefici maggiori, e statisticamente significativi, in termini di sopravvivenza globale rispetto alla sola terapia con lenalidomide e desametasone (Rd) in pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi non candidabili a trapianto autologo di cellule staminali e trattati fino alla progressione della malattia.
Lo studio MAIA è uno studio randomizzato, in aperto, multicentrico che ha incluso 737 pazienti affetti da mieloma multiplo di nuova diagnosi non candidabili alla chemioterapia ad alte dosi e all’ASCT, di età compresa tra 45 e 90 anni (età mediana 73 anni).
I pazienti sono stati randomizzati a ricevere daratumumab-Rd (D-Rd) o Rd in cicli da 28 giorni. Nel braccio D-Rd, i pazienti hanno ricevuto 16 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo (mg/kg) di daratumumab in infusioni endovenosa (IV) con somministrazione settimanale per i cicli 1 e 2, ogni due settimane per i cicli 3 e 6 e ogni 4 settimane dal settimo ciclo in avanti.
I pazienti di entambi i bracci di trattamento hanno ricevuto 25 mg di lenalidomide somministrata nei primi 21 giorni di ogni ciclo di terapia e desametasone al dosaggio di 40 mg una volta alla settimana per ogni ciclo. Il trattamento è continuato fino alla progressione della malattia o alla tossicità inaccettabile.
L’analisi ad interim pre-specificata per la OS ha mostrato, dopo un follow-up mediano di quasi cinque anni (56,2 mesi), una riduzione del 32 per cento del rischio di morte nel braccio D-Rd rispetto al braccio Rd. La OS mediana non è stata raggiunta in nessuno dei due bracci [hazard ratio (HR): 0,68, intervallo di confidenza (IC) 95 per cento, 0,53-0,86; P=0,0013].
La sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana non è stata raggiunta e il beneficio della PFS con la terapia D-Rd è stato mantenuto, con una riduzione del 47 per cento del rischio di progressione della malattia o di morte [HR: 0,53; IC 95 per cento, 0,43-0,66; p=0,0001]. Questi dati potranno costituire la base per le eventuali prossime sottomissioni alle autorità regolatorie.
“Il trattamento del mieloma multiplo diventa sempre più complesso ad ogni ricaduta. È fondamentale, perciò, cercare di ottenere un trattamento più efficace e una migliore sopravvivenza con la terapia di prima linea“, afferma Thierry Facon, Professore di Ematologia presso il Lille University Hospital e study investigator. “I risultati di questo studio sostengono il trattamento in prima linea con daratumumab come un nuovo standard in grado di allungare la sopravvivenza e migliorare gli esiti clinici nei pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi non idonei al trapianto”.
Non è stato osservato alcun nuovo problema di sicurezza nel braccio D-Rd. I più comuni eventi avversi di grado 3 o 4, dovuti al trattamento, sono stati neutropenia (D-Rd: 54 per cento; Rd: 37 per cento); polmonite (D-Rd: 19 per cento; Rd: 11 per cento); anemia (D-Rd: 17 per cento; Rd: 22 per cento) e linfopenia (D-Rd: 16 per cento; Rd: 11 per cento).
“Questi ultimi risultati dello studio MAIA dimostrano l’impatto sulla sopravvivenza a lungo termine di daratumumab in combinazione con lenalidomide e desametasone nel trattamento di prima linea, un’ulteriore prova dell’importanza di questo anticorpo monoclonale nel trattamento del mieloma multiplo”, sottolineano gli autori.
Bibliografia. Facon T, et al. Overall survival results with daratumumab, lenalidomide and dexamethasone vs lenalidomide and dexamethasone in transplant inelegible newly diagnosed multiple myeloma: phase 3 MAIA Study. EHA Meeting 2021; abstract #LB1901.