
L’acido all-trans retinoico (ATRA) e il triossido d’arsenico (ATO) hanno profondamente modificato il paradigma di trattamento della leucemia promielocitica acuta (APML).
Le attuali strategie terapeutiche si basano sulla stratificazione del rischio al momento della diagnosi e sulla risposta molecolare al termine della terapia di consolidamento. Un recente studio presentato in occasione dell’EHA2022 Hybrid Congress riporta nuovi dati sui modelli di trattamento e sui risultati clinici di pazienti con leucemia promielocitica di nuova diagnosi.
Obiettivo principale dello studio era valutare la sopravvivenza libera da eventi in tutte le categorie di rischio della APML.
Gli obiettivi secondari includevano la sopravvivenza libera da malattia, la sopravvivenza globale, i tassi di risposta completa (CR) alla fine dell’induzione e i tassi di CR molecolare alla fine del consolidamento. Venivano inclusi nello studio pazienti con leucemia promielocitica naïve, di età >14 anni, trattati tra maggio 2014 e maggio 2018.
La diagnosi di APML veniva effettuata attraverso analisi morfologica del sangue periferico/midollo osseo e citometria a flusso (FCM) ed era confermata con metodiche FISH, RT-PCR e PML-RARA. I dettagli dei pazienti sono stati recuperati dalle cartelle cliniche elettroniche. Pazienti a rischio basso/intermedio erano trattati con terapia d’induzione e consolidamento ATO-ATRA mentre i pazienti ad alto rischio erano trattati con combinazioni variabile di ATO/ATRA/chemioterapia con o senza mantenimento.
Durante il periodo di studio venivano presi in esame 149 pazienti. L’età media era di 37 anni (range 15-72 anni, maschi 56,6%, donne 37%). Novantatrè pazienti (62,4%) erano stratificati come a basso rischio e 56 pazienti (37,5%) come ad alto rischio sulla base del Sanz’s score.
La terapia d’induzione per la leucemia promielocitica acuta ad alto rischio era costituita da: ATO come singolo agente (42,8%), ATO/ATRA/antraciclina (26,7%), ATO/antracicline (25%) e ATO/ATRA (5%). Il consolidamento per l’APML ad alto rischio includeva ATRA/daunorubicina (50%), ATO/ATRA (26,8%), HIDAC (4%) e APL 2000 in un paziente.
Tutti pazienti a basso rischio ricevevano, invece, ATO-ATRA in induzione e consolidamento. L’antraciclina veniva aggiunta a tre pazienti in induzione per abbassare la conta dei globuli bianchi. La percentuale di decessi avvenuti nella prima settimana era del 6,5% nel gruppo a basso rischio e del 9% in quello ad alto rischio.
Il follow-up mediano era di 42 mesi. La risposta completa ematologica alla fine dell’induzione era dell’85% (128/149 pazienti, pazienti deceduti durante l’induzione:14, persi al follow up:7). Il tasso di negatività della PCR di fine consolidamento era dell’83%.
Il 75% dei pazienti era colpito da sindrome da differenziazione. Nella popolazione generale la probabilità di sopravvivenza globale (OS), sopravvivenza libera da eventi (EFS) e sopravvivenza libera da malattia (DFS) a 3 anni erano, rispettivamente, dell’88,1% (IC 95%, 82,9 93,6), del 75,9% (IC 95%, 68,9-83,5) e dell’81,4% (IC 95%, 75-88,4). Nei pazienti a basso rischio la probabilità di OS, EFS e DFS a 3 anni erano, rispettivamente del 90%, 80,1% e 84,5% mentre in quelli ad alto rischio erano dell84,7%, 68.6% e 76.1%.
Gli autori concludono, quindi, che il trattamento con acido all-trans retinoico e triossido d’arsenico si è dimostrato efficace anche nella real world e che il principale obiettivo dovrebbe essere ora quello di ridurre i tassi di mortalità precoce imputabili alle emorragie e alle complicanze infettive.
Bibliografia. Babu Goli V, et al. Treatment patterns and clinical outcomes in acute promyelocitic leukemia: real-world data. EHA Congres 2022; abstract #P538.