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DLBCL r/r, nuovi scenari terapeutici

A cura di Stefania Mengoni By Gennaio 17, 2022Marzo 31st, 2022No Comments
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Importante passo avanti in un’area ad elevato unmet need grazie alla rimborsabilità, ora anche in Italia, di polatuzumab vedotin, in associazione a bendamustina e rituximab, per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) recidivante o refrattario, non candidabili al trapianto di cellule staminali ematopoietiche.

I pazienti affetti da questa tipologia di linfoma presentano una prognosi infausta, sia nel caso di malattia refrattaria, sia nel caso di recidiva. La terapia standard di prima linea per i pazienti non ad alto rischio, il regime immuno-chemioterapico R-CHOP (rituximab in associazione a ciclofosfamide, adriamicina, vincristina e prednisone), è in grado di curare circa i 2/3 dei pazienti trattati. Dopo il fallimento della terapia in prima linea, per i pazienti in seconda linea che non sono eleggibili al trapianto di cellule staminali autologhe a causa dell’età, delle co-morbilità o della chemio-refrattarietà e per tutti i pazienti oltre la seconda linea, l’approccio terapeutico è prevalentemente di tipo contenitivo. Per questi pazienti gli outcome clinici sono sfavorevoli, con una sopravvivenza globale mediana di circa 6 mesi. Inoltre, i pazienti primariamente refrattari che progrediscono durante la terapia di prima linea, ottengono risultati molto scarsi anche dopo aver ricevuto un ulteriore trattamento seguito da un trapianto autologo, con un tasso di sopravvivenza libera da progressione a 3 anni del 17%.

Polatuzumab vedotin è un anticorpo farmaco-coniugato (ADC) anti-CD79b, capostipite della sua classe.
L’efficacia di polatuzumab vedotin in combinazione con bendamustina e rituximab nei pazienti con DLBCL non candidabili al trapianto con cellule staminali è stata dimostrata nello studio di fase Ib/II GO29365, studio internazionale e multicentrico volta a valutare l’efficacia, la sicurezza e la tollerabilità dell’associazione . I risultati attestano una riduzione del rischio di morte del 58% nei pazienti trattati con polatuzumab vedotin in associazione a bendamustina e rituximab rispetto al trattamento con bendamustina e rituximab (BR) e una sopravvivenza globale (OS) mediana oltre 2,5 volte superiore (12,4 mesi per la combinazione rispetto ai 4,7 mesi dei pazienti trattati solo con BR). I dati della coorte di estensione composta da ulteriori 106 pazienti trattati con polatuzumab vedotin in combinazione a BR, rafforzano il profilo di efficacia e sicurezza della terapia in una popolazione più ampia di pazienti, dimostrato maggior beneficio nella seconda linea di trattamento, una sopravvivenza globale mediana di 18.4 mesi, una sopravvivenza libera dalla progressione mediana di 11.5 mesi. “Polatuzumab vedotin in associazione a bendamustina e rituximab rappresenta una nuova ed efficace opzione di trattamento per pazienti affetti da DLBCL che ricadono o risultano refrattari ad una terapia di prima linea e che non possono affrontare un trapianto di cellule staminali, così come per quelli che recidivano dopo trapianto. Parliamo quindi di un gruppo di pazienti con prognosi molto infausta, per i quali fino ad oggi le alternative terapeutiche disponibili portavano a risultati decisamente deludenti”, commenta Monica Balzarotti, Oncoematologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Milano. “Grazie ad un profilo di sicurezza accettabile, ad una buona maneggevolezza e a dati di efficacia supportati da evidenze solide, la comunità degli ematologi e dei pazienti con può disporre di un’arma terapeutica aggiuntiva, che ha il potenziale di migliorare in modo significativo le attuali strategie di cura, consentendo di ottenere un aumento delle remissioni complete e della loro durata, e in ultima analisi della sopravvivenza”.

Il passo successivo è che la molecola possa portare i suoi benefici ad una popolazione ancora più ampia di pazienti colpiti da DLBCL, ottenendo anche l’indicazione in prima linea. Presentati, su questo fronte, all’ultimo Congresso ASH , i risultati dello studio di fase 3 POLARIX, che ha messo a confronto polatuzumab vedotin in combinazione con rituximab più ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (R-CHP) rispetto all’attuale standard di cura della prima linea, che prevede la compinazione di rituximab più ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone (R-CHOP). Durante la late-breaking abstracts session del Congresso sono state infatti illustrate le evidenze che dimostrano come polatuzumab vedotin, in combinazione con il regime chemioterapico R-CHP, rappresenti il primo trattamento che in 20 anni ha portato un beneficio clinico significativo con una riduzione del rischio di progressione della patologia o morte del 27%, in pazienti con un rischio intermedio e alto in prima linea. Il profilo di safety della combinazione Pola-R-CHP è risultato in linea con quello del noto R-CHOP.