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Elotuzumab, pomalidomide e desametasone (EloPd) come terapia di salvataggio per pazienti con mieloma multiplo: esperienza clinica multicentrica

A cura di Massimo Gentile By Ottobre 3, 2022Ottobre 4th, 2022No Comments
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Lo studio Eloquent-3 ha dimostrato come l’uso di elotuzumab, in combinazione con pomalidomide e desametasone (EloPd), sia associato a un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione nei pazienti con mieloma multiplo recidivato e refrattario che hanno ricevuto almeno due precedenti linee di terapia comprendenti lenalidomide e un inibitore del proteasoma e con progressione della malattia durante l’ultima terapia, rispetto ai pazienti di controllo che ricevevano pomalidomide e desametasone da soli.
Inoltre EloPd non mostrava un incremento degli eventi avversi rispetto al gruppo di controllo.

Grazie a tale studio la combinazione EloPd è stata approvata dall’AIFA per il trattamento dei pazienti con mieloma multiplo recidivato e refrattario (RRMM) che hanno ricevuto almeno due precedenti linee di terapia comprendenti lenalidomide e un inibitore del proteasoma e con progressione della malattia durante l’ultima terapia. Tale combinazione rappresenta un’opportunità terapeutica per questo setting di pazienti.

Scopo principale di questo studio, retrospettivo e multicentrico, è stato registrare e valutare l’esperienza clinica sull’impiego al di fuori da studi clinici controllati della combinazione EloPd nei pazienti affetti da RRMM che hanno ricevuto almeno due linee di terapia precedenti comprendenti lenalidomide e un inibitore del proteasoma e con progressione della malattia durante l’ultima terapia. Obiettivi primari dello studio erano: valutare la sopravvivenza libera da progressione e l’attività della terapia in termini di risposta globale (>risposte parziali, PR).
Gli obiettivi secondari erano: valutare l’attività del trattamento in termini di sopravvivenza globale, valutare la tossicità del trattamento in termini d’incidenza di eventi avversi gravi (grado III e IV, NCI Common Toxicity Criteria), valutare il tempo alla risposta e valutare eventuali fattori predittivi di risposta al trattamento con EloPd.

La coorte dello studio comprendeva 132 pazienti con RRMM provenienti da 27 centri italiani che avevano ricevuto almeno un ciclo di EloPd come terapia di salvataggio tra gennaio 2021 e aprile 2022. I pazienti per essere considerati responsivi al trattamento dovevano raggiungere almeno una PR.

Le caratteristiche al momento d’iniziare il trattamento sono riportate nella Tabella 1.
L’età mediana dei pazienti era di 71 anni (range 38-85 anni); il 54,5% dei pazienti era di sesso maschile. Il numero mediano dei precedenti regimi terapeutici ai quali i pazienti sono stati sottoposti era di 3 (range 2-9); 66 pazienti (50%) avevano ricevuto un precedente trapianto di cellule staminali autologhe (ASCT); 53 pazienti (40,2%) risultavano refrattari all’ultima linea di terapia.

Tabella 1.  Caratteristiche dei 132 pazienti al baseline

Numero di pazienti (%)
Età (anni)

<70

>70

 

60 (45.5)

72 (54.5)

Sesso

Maschile

Femminile

 

72 (54.5)

60 (45.5)

Paraproteina (isotipo)

Immunoglobulina G

Immunoglobulina A

Immunoglobulina D

Immunoglobulina M

Catene leggere

 

83 (62.9)

29 (22)

2 (1.5)

2 (1.5)

16 (12.1)

Clearance della creatinina (mL/min)

≥60

<60

 

89 (67.4)

43 (32.6)

Stadio ISS

I

II

III

 

41 (31.1)

53 (40.2)

38 (28.8)

Numero delle precedenti terapie

2

3

>4

 

62 (47)

41 (31.1)

29 (21.9)

Precedente ASCT

No

Si

 

66 (50)

66 (50)

Precedente esposizione a daratumumab

No

Si

 

41 (31.1)

91 (68.9)

Stato della malattia

Recidiva biochimica

Recidiva sintomatica

Refrattaria all’ultimo trattamento

 

20 (15.2)

59 (44.7)

53 (40.2)

All’ultimo aggiornamento della raccolta dati (aprile 2022), 118 erano i casi valutabili in termini di risposta al trattamento. Il numero mediano di cicli di EloPd somministrati era di 4 (range 1-17). Il tasso di risposta globale (ORR) era del 57,6%, con 5 remissioni complete (CR: 4,2%), 26 remissioni parziali molto buone (VGPR: 22%) e 37 PR (31,4%).

È stato osservato un ORR significativamente più alto nei pazienti che hanno ricevuto solo 2 precedenti linee di terapia rispetto a quelli che hanno ricevuto >2 linee (68% vs 43%; p=0,032), in quelli che non sono stati sottoposti ad ASCT rispetto a quelli che hanno ricevuto un ASCT (67,8% vs 47,5%; p=0,032, 8% vs 47,5%; p=0,025), in quelli con MM recidivato all’inizio dell’EloPd rispetto a quelli con MM refrattario (65,2% vs 46,9%; p=0,048) e in quelli con ISS di stadio I o II rispetto a quelli con ISS di stadio III (66,7% vs 66,7% vs 35,3%; p=0,008).
L’età, il sesso, la precedente esposizione a daratumumab e la clearance della creatinina non mostravano avere un impatto significativo sulla probabilità di ottenere una risposta. Il tempo mediano di risposta alla terapia era di 2 mesi.

Dopo un follow-up mediano di 5 mesi (range 1-14 mesi), 38 pazienti hanno interrotto il trattamento per progressione di malattia, 6 per tossicità e 3 per morte da cause non correlate alla terapia. Venticinque pazienti sono deceduti (19 per progressione della malattia, 3 per infezione e 3 per cause non correlate al trattamento). I dati di follow-up relativi alla sopravvivenza libera da progressione e alla sopravvivenza globale non erano sufficientemente maturi per essere analizzati.

Gli eventi avversi di grado 3 o 4 sono stati: neutropenia (34,8%), astenia (25,8%), linfocitopenia (23,5%), anemia (14,4%) e infezioni (18,9%). Solo 1 paziente (0,76%) ha presentato una reazione infusionale di grado 2 legata all’elotuzumab. Una volta risolta, il paziente ha continuato il trattamento.

Ad oggi la strategia terapeutica del paziente RRMM dopo due linee di terapia rimane un unmet clinical need.
Il gold standard è rappresentato dai regimi contenenti la pomalidomide. L’associazione di tale farmaco con l’anticorpo monoclonale elotuzumab e il desametasone rimane un approccio efficace e tollerabile per tale categoria di pazienti, come dimostrato dallo studio Eloquent-3.

I nostri dati preliminari confermano come lo schema EloPd, anche quando utilizzato al di fuori di studi clinici controllati, permetta di ottenere risultati simili a quelli dimostrati negli studi clinici controllati.
Inoltre un dato molto interessante  che la nostra analisi permette di evidenziare è come la precedente esposizione dei pazienti all’anticorpo monoclonale anti-CD38 daratumumab non sembri impattare sull’efficacia di tale combinazione in termini di risposta.
Tale dato, non analizzabile nello studio registrativo in quanto non erano arruolati pazienti esposti all’anticorpo monoclonale anti-CD38, è molto importante se si considera che nell’attuale sequencing terapeutico dei pazienti affetti da mieloma multiplo, eccetto rari casi, non vi sono pazienti che non sono stati esposti in prima o seconda linea al daratumumab.
Sebbene sia necessario un follow-up più lungo per analizzare l’efficacia di tale terapia in termini di sopravvivenza libera da progressione e di sopravvivenza globale, i dati preliminari di questo studio di real-world confermano come EloPd rappresenti una strategia efficace e tollerabile per i pazienti con RRMM dopo due linee di terapia.

Bibliografia. Gentile M, Palmieri S, Derudas D, et al. Elotuzumab, pomalidomide e desametasone (EloPd) come terapia di salvataggio per pazienti con mieloma multiplo: esperienza clinica multicentrica retrospettiva su 107 casi trattati al di fuori degli studi clinic. Congresso SIE 2022; poster P118.