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Leucemia mieloide acuta FLT3-ITD+, nuove evidenze

By Maggio 27, 2023Maggio 29th, 2023No Comments
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Nei pazienti con leucemia mieloide acuta FLT3-ITD+ di nuova diagnosi, l’aggiunta dell’inibitore orale di FLT3 quizartinib alla chemioterapia standard d’induzione e alla terapia di mantenimento raddoppia la sopravvivenza complessiva rispetto alla sola chemioterapia. Lo hanno evidenziato i risultati dello studio di fase 3 QuANTUM-First, recentemente pubblicati su The Lancet.
Ad un follow-up di 39,2 mesi, il trattamento con quizartinib ha più che raddoppiato l’OS mediana rispetto al placebo – 31,9 mesi contro 15,1 mesi –  e ridotto del 22% il rischio di decesso (HR 0,78; IC al 95% 0,62-0,98; P = 0,032).

Quizartinib è un potente inibitore tirosin-chinasico  di FLT3 di tipo II ed è altamente selettivo contro le varianti mutate che originano dalle duplicazioni tandem internedel gene corrispondente.

QuANTUM-First  è uno studio internazionale randomizzato, controllato contro placebo e in doppio cieco, che ha incluso 539 pazienti (il 55% maschi) con leucemia mieloide acuta FLT3-ITD+ di nuova diagnosi, di età compresa fra 18 e 75 anni, arruolati in 193 centri di 26 Paesi in Europa, Nord America, Asia, Australia e Sudamerica.
Tutti i pazienti hanno iniziato la chemioterapia con il regime standard 7 + 3 durante lo screening. Sono stati quindi assegnati secondo un rapporto di randomizzazione 1:1 al trattamento con quizartinib 40 mg al giorno nei giorni 8-21 (268 pazienti) oppure un placebo (271 pazienti), aggiunti alla chemioterapia standard (citarabina nei giorni da 1 a 7 e daunorubicina o idarubicina nei giorni da 1 a 3 come terapia di induzione per un massimo di due cicli. Una seconda induzione era consentita se l’esame del midollo successivo all’induzione evidenziava un residuo di cellule leucemiche.
I pazienti che hanno ottenuto una risposta completa o una risposta completa con recupero ematologico incompleto sono stati trattati con una terapia di consolidamento con citarabina ad alte dosi più quizartinib o il placebo per un massimo di quattro cicli e/o il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche. È seguita poi una terapia di mantenimento con quizartinib (40-60 mg al giorno) o il placebo, per un massimo di 36 cicli.
L’endpoint primario dello studio era l’OS, mentre gli endpoint secondari comprendevano la sopravvivenza libera da progressione, la sopravvivenza libera da eventi , il tasso di remissione completa, il tasso di remissione completa composita e la sicurezza. Erano, invece, endpoint esplorativi la sopravvivenza libera da recidiva (RFS) e la durata della remissione completa.

Nella fase di consolidamento sono entrati 173 pazienti del braccio quizartinib e 175 del braccio placebo. Il trapianto allogenico di cellule staminali previsto dal protocollo è stato eseguito in 102 pazienti del braccio quizartinib e in 91 del braccio placebo, mentre i pazienti che hanno proseguito con il trattamento di mantenimento sono stati rispettivamente 116 e 92.
“Quizartinib rappresenta un’opzione terapeutica nuova, efficace e in generale ben tollerata per i pazienti adulti con leucemia mieloide acuta FLT3-ITD+ di nuova diagnosi», scrivono l’autore principale dello studio, Harry Erba, del Duke Cancer Institute di Durham (North Carolina), e i suoi colleghi nell’articolo.
Il miglioramento significativo di OS è clinicamente rilevante, dato l’alto rischio di ricaduta e la cattiva prognosi della popolazione studiata”.

Il vantaggio del trattamento con quizartinib è stato osservato nella maggior parte dei sottogruppi prespecificati, riferiscono i ricercatori. Tuttavia, i risultati di un’analisi post-hoc dell’OS in funzione dell’età suggeriscono che i pazienti più giovani traggono un beneficio maggiore dall’inibitore di FLT3. Infatti, nel gruppo di pazienti al di sotto dei 60 anni il trattamento con quizartinib ha ridotto il rischio di decesso del 32% rispetto al placebo, mentre nel gruppo di 60 anni o più lo ha ridotto del 9%.

Per quanto concerne il profilo di tollerabilità quasi tutti i pazienti di entrambi i bracci hanno manifestato almeno un evento avverso durante il trattamento e l’incidenza di eventi emersi di grado ≥3 è risultata del 92% con quizartinib e 90% con il placebo. Gli eventi avversi di grado 3-4 più comuni sono stati neutropenia febbrile, ipopotassiemia e polmonite in entrambi i bracci, e neutropenia nel braccio sperimentale. Gli sperimentatori riconoscono che il principale limite dello studio è aver utilizzato come confronto il trattamento con placebo, visto che l’inibitore di FLT3 midostaurina è stato incluso nel trattamento standard della leucemia mieloide acuta FLT3+ di nuova diagnosi già nel 2017.

In un commento di corredo allo studio, Amanda Przespolewski ed Elizabeth Griffiths del Roswell Park Comprehensive Cancer Center di Buffalo, nello stato di New York, osservano che sulla base dei risultati dello studio RATIFY, l’aggiunta dell’inibizione di FLT3 alla chemioterapia è diventata lo standard di cura per i pazienti adulti con leucemia mieloide acuta FLT3+ di nuova diagnosi al di sotto dei 60 anni di età.
Tuttavia, dato che l’età mediana di insorgenza della malattia è di 68 anni, le esperte fanno notare che la maggior parte dei pazienti potrebbe essere esclusa da questo efficace trattamento aggiuntivo alla chemio.
Pertanto, sottolineano “i criteri di inclusione dello studio QuANTUM-First riflettono una popolazione di pazienti più realistica e potrebbero aver selezionato quelli con una sopravvivenza peggiore». Nonostante ciò, tuttavia, «le risposte sono state sempre a favore di quizartinib”.

Bibliografia. Erba HP, et al. Quizartinib plus chemotherapy in newly diagnosed patients with FLT3-internal-tandem-duplication-positive acute myeloid leukaemia (QuANTUM-First): a randomised, double-blind, placebo-controlled, phase 3 trial. Lancet 2023; 401 (10388): 1571-1583.