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Linfoma mantellare, nuove evidenze per i pazienti eleggibili al trapianto

By Maggio 22, 2022Maggio 25th, 2022No Comments
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Importanti update nel trattamento del linfoma a cellule mantellari in pazienti giovani eleggibili al trapianto giungono da un recente studio presentato sulle pagine di Blood Advances che ha evidenziato come la combinazione di bendamustina e rituximab seguita dal trapianto autologo di cellule staminali e rituximab come terapia di mantenimento costituisca, in questo setting, un trattamento di prima linea efficace, con risultati sovrapponibili a quelli ottenuti in pazienti trattati con i regimi R-CHOP/R-DHAP seguiti dal trapianto autologo.

Lo studio retrospettivo ha preso in esame due coorti di pazienti idonei al trapianto di età compresa tra i 18 e i 65 anni con linfoma mantellare in stadio II-IV secondo il sistema di stadiazione di Ann Arbor.

La coorte real-world trattata con la combinazione bendamustina-rituximab ha arruolato 97 pazienti con linfoma mantellare che erano stati trattati con la combinazione in prima linea tra il giugno 2013 e il gennaio 2020. Questi pazienti sono stati identificati retrospettivamente utilizzando i database clinici e patologici del British Columbia Cancer Centre for Lymphoid Cancer. Questa coorte è stata trattata con sei cicli di bendamustina più rituximab in prima linea, seguiti dal trapianto autologo e dal mantenimento rituximab.

La coorte trattata con i regimi R-CHOP/R-DHAP era composta da 232 pazienti del braccio R-CHOP/R-DHAP dello studio MCL Younger che erano stati inclusi nell’analisi primaria tra il luglio 2004 e il marzo 2010. Questi pazienti sono stati trattati con tre cicli di R-CHOP alternati a tre cicli di R-DHAP per un totale di sei cicli, seguiti da una chemioterapia con citarabina ad alte dosi, un condizionamento con irradiazione total-body e, a seguire, il trapianto autologo. Ai pazienti dello studio MCL Younger non era stato raccomandato il mantenimento con rituximab dopo il trapianto, poiché ai tempi dello studio non rappresentava ancora lo standard di cura.

La combinazione bendamustina-rituximab ha ottenuto un tasso di risposta obiettiva del 90%.
Inoltre, nel 54% dei pazienti è stata ottenuta una risposta completa; di questi, nel 77% è stato eseguito il trapianto autologo e il 78% ha effettuato il mantenimento con rituximab.

Nella coorte dei pazienti trattati con R-CHOP/R-DHAP l’ORR è risultato del 94%. Il 54% dei pazienti ha ottenuto una risposta completa e, di questi, il 78% ha effettuato il trapianto e il 2% il mantenimento con rituximab.

Inoltre, ad un follow-up mediano di 4,3 anni nella coorte assegnata alla combinazione e 7,1 nella coorte trattata con i regimi R-CHOP o R-DHAP, l’hazard ratio senza aggiustamenti per la sopravvivenza libera da progressione è risultato pari a 0,87 (P = 0,56), a favore della combinazione testata.

I risultati dello studio hanno poi evidenziato un tasso di PFS a 5 anni del 76% nella coorte trattata con la combinazione bendamustina più rituximab e 68% nella coorte trattata con i regimi R-CHOP/R-DHAP.

Nel complesso, concludono gli autori, questi risultati dimostrano che i due trattamenti sono paragonabili in termini di efficacia e fattibilità per i pazienti giovani con linfoma mantellare idonei al trapianto.

Bibliografia. Villa D, Hoster E, Hermine O, et al. Bendamustine or high-dose cytarabine-based induction with rituximab in transplant-eligible mantle cell lymphoma. Blood Adv 2022 Apr 19:bloodadvances.2022007371. Epub ahead of print.