
Interessanti novità nel trattamento della leucemia mieloide acuta FLT3-positiva giungono dallo studio QuANTUM-First, i cui risultati sono stati presentati all’ultima edizione del Society of Hematologic Oncology (SOHO) Meeting, svoltosi a Houston, Texas.
In questo setting, infatti, la terapia di mantenimento post-trapianto con l’inibitore di FLT3 quizartinib consente di ottenere superiori outcome di sopravvivenza globale.
In particolare, il mantenimento con quizartinib dopo un trapianto eseguito quando il paziente ha raggiunto una prima risosta completa può ridurre di quasi il 60% il rischio di morte rispetto al mantenimento effettuato con placebo.
QuANTUM-First è uno studio internazionale randomizzato, controllato vs placebo e in doppio cieco, che ha incluso 539 pazienti con leucemia mieloide acuta FLT3-ITD+ di nuova diagnosi, di età compresa fra 18 e 75 anni, arruolati in 193 centri di 26 Paesi in Europa, Nord America, Asia, Australia e Sudamerica; di questi, 348 sono stati trattati con la terapia di consolidamento e 157 sono stati sottoposti al trapianto mentre erano in CR1.
Circa la metà di questi ultimi è stata trattata con una terapia di condizionamento mieloablativa e il 60-70% con una terapia di condizionamento ablativa o di intensità ridotta.
Per un terzo dei pazienti, le cellule staminali provenivano da un donatore parente, mentre per circa la metà da donatori non relati. Inoltre, in circa l’80% dei casi la fonte delle cellule staminali era il sangue periferico.
Ad un follow-up mediano di 38 mesi, nei pazienti sottoposti a trapianto mentre erano in prima risposta completa, il tasso di OS a 36 mesi è risultato quasi dell’80%, tra quelli trattati con quizartinib come mantenimento contro il 60-65% per quelli trattati con il placebo.
Inoltre, tra i pazienti sottoposti al trapianto, quelli trattati con quizartinib hanno mostrato un beneficio indipendentemente dal fatto che avessero raggiunto la negatività della malattia minima residua prima del trapianto, anche se il beneficio sembra essere maggiore nei pazienti MRD-positivi prima del trapianto.
“L’aggiunta di quizartinib ha migliorato in modo statisticamente e clinicamente significativo la sopravvivenza globale rispetto alla sola terapia standard d’induzione e consolidamento”, ha commentato Alexander Perl, dell’Università della Pennsylvania di Philadelphia, durante la presentazione dei dati.
“I risultati di spravvivenza sono stati superiori con quizartinib rispetto al placebo per tutta la durata dello studio, indipendentemente dall’esecuzione o meno di un allotrapianto.
Inoltre, questi outcome sono statiosservato indipendentemente dal livello di MRD, il che potrebbe riflettere l’effetto del trattamento di mantenimento post-trapianto con quizartinib, anche se lo studio non era stato disegnato per identificarlo in modo specifico”, ha aggiunto l’autore.
Sul fronte della sicurezza che non sono emersi particolari pattern di tossicità omogeneo tra i pazienti trattati con quizartinib, connclude Perl. Nei pazienti trattati con l’inibitore sono state segnalate più stomatiti, mentre in quelli trattati con il placebo si è registrata una maggiore incidenza di casi di neutropenia febbrile e calo dell’appetito.
Bibliografia. Schlenk RF, et al. Impact of allogeneic hematopoietic cell transplantation in first complete remission plus FLT3 inhibition with quizartinib in acute myeloid leukemia (AML) with FLT3-ITD: Results from QuANTUM-First Trial. SOHO 2023; abstract #CT-186.