
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambiamento importante, una vera e propria “rivoluzione” nel trattamento della leucemia linfatica cronica.
Il tema è stato affrontato nel corso dell’evento “Cancro: le nuove frontiere dei trattamenti in oncologia e ematologia” promosso e organizzato al Centro Congressi ‘La Nuvola’ di Roma da AstraZeneca, azienda che ha un forte impegno nella ricerca clinica in oncoemematologia con più di i 80 studi clinici attivi nell’area, 20 nella sola ematologia, e con un occhio attento ai temi della sicurezza e dell’aderenza alla terapia.
“Nel trattamento della CLL, il tradizionale approccio chemio-immunoterapico è stato sostituito dai cosiddetti farmaci intelligenti, mirati su specifici meccanismi biologici, che garantiscono ai pazienti una migliore qualità di vita”, ha sottolineato Francesca Mauro, Professore Associato presso il Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione della Sapienza Università di Roma.
Ovviamente lo sviluppo della medicina di precisione prevede una sinergia tra il mondo medico, l’accademia e le aziende che promuovono lo sviluppo di nuovi farmaci con livelli di competenza molto alti.
“Questa convergenza d’interessi è necessaria e si è sviluppata anche nell’ambito della Fondazione GIMEMA (Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto) che promuove, gestisce e coordina protocolli di ricerca clinica indipendente sulle malattie del sangue”, ha osservato Antonio Cuneo, Direttore UO di Ematologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara.
Il gruppo di lavoro GIMEMA dedicato alla leucemia linfatica cronica sta infatti sviluppando studi innovativi non solo sull’efficacia dei farmaci, ma anche sull’atteggiamento dei singoli centri nell’applicazione delle moderne tecniche diagnostiche e nell’utilizzo dei protocolli terapeutici, con l’idea di potere offrire ad ogni paziente la terapia più appropriata.
Grazie all’impegno congiunto dei diversi attori la clinica sta facendo passi da gigante come dimostrano gli importanti update presentati all’ultima edizione del Congresso EHA in tema di leucemia linfatica cronica.
Paolo Ghia, Coordinatore Unità Neoplasie Linfocitarie B, Ospedale San Raffaele, di Milano, commenta i risultati di lungo periodo degli studi ASCEND ed ELEVATE- TN che confermano la superiorità di acalabrutinib, inibitore della tirosin-chinasi di Bruton, nei diversi setting di malattia, anche quelli a più alto rischio.