
Circa il 65-70% dei pazienti con linfoma di Hodgkin in stadio avanzato può essere trattato attraverso sei cicli di chemioterapia ABVD (che comprende doxorubicina, bleomicina, vinblastina e dacarbazina), con o senza successiva radioterapia.
Attualmente, infatti, l’aggiunta della radioterapia è ancora oggetto di controversia. Un ulteriore tassello al dibattito sul tema giunge dai risultati di un recente studio presentato in occasione del Congresso della European Society for Radiotherapy and Oncology (ESTRO) svoltosi a Milano dal 26 al 30 aprile u.s. Lo studio multicentrico, condotto, tra gli altri, da Pier Luigi Zinzani, dell’Istituto di Ematologia dell’Università di Bologna e Umberto Ricardi, Dipartimento di dell’Università di Torino, Presidente di ESTRO, ha reclutato, tra il 2008 e il 2013, 512 pazienti
randomizzati a ricevere, dopo ABVD, radioterapia o nessun ulteriore trattamento.
In una dichiarazione prima della presentazione dei dati, Mario Levis, radiologo oncologo presso l’Università di Torino, coautore dello studio, ha spiegato: “Questi pazienti possono spesso avere quattro o cinque decenni di aspettativa di vita dinanzi a loro ma il trattamento antineoplastico può comportare un’alta incidenza di complicanze nel lungo periodo. Per questo motivo è importante dare ai pazienti il trattamento più efficace cercando, al contempo, di ridurre gli effetti collaterali al minimo.”
In totale, 354 pazienti venivano sottoposti a PET. Di questi, 116 (32,7%) presentavano lesioni di grandi dimensioni (diametro > 5 cm) al momento della diagnosi.
Gli outcome dello studio hanno dimostrato che l’impiego della radioterapia dopo il trattamento chemioterapico migliora la prognosi dei pazienti, anche di quelli con lesioni cancerose di grandi dimensioni. In particolare i ricercatori hanno osservato un aumento della sopravvivenza libera da progressione compreso tra il 7 e il 10% a tre e a cinque anni dalla diagnosi.
“Abbiamo osservato che a tre anni il 92% dei pazienti sottoposti a radioterapia era ancora in vita senza progressione della malattia rispetto all’82% ottenuto nei pazienti non sottoposti a trattamento radiante. Dopo cinque anni, questi dati erano, rispettivamente, dell’89% e dell’82%. Tale evidenza suggerisce che i pazienti con tumori di grandi dimensioni, che hanno risposto a sei cicli di chemioterapia ABVD, possono trarre ulteriori benefici dall’aggiunta della radioterapia al protocollo di riferimento”, ribadisce Ricardi.
“I risultati di questo studio non forniscono prove definitive sul ruolo della radioterapia dopo la chemioterapia per i pazienti con linfoma di Hodgkin avanzato e lesioni di grandi dimensioni, tuttavia il miglioramento della sopravvivenza tra coloro che hanno ricevuto la radioterapia non è trascurabile. Riteniamo che il prossimo passo passo è per una meta-analisi di questo e simili studi randomizzati al fine di aumentare la validità delle informazioni che abbiamo sul modo migliore per trattare questa malattia “, concludono gli autori.
Bibliografia. Ricardi U, Levis M, Zinzani PL, et al. Role of consolidation RT to bulky lesions of advanced Hodgkin lymphoma: results of FIL HD0801 trial. ESTRO Congress Abstract no: OC-0502,