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COVID-19, incidenza e gravità nella popolazione con LLC

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La leucemia linfatica cronica (LLC), patologia tipica della popolazione anziana, è un esempio paradigmatico di neoplasia associata a importante compromissione della risposta immunitaria ed è quindi caratterizzata da grave immunodeficienza.
Pertanto, i pazienti con LLC potrebbero essere considerati più suscettibili alle gravi complicanze dell’infezione da COVID-19.

Un interessante studio internazionale multicentrico presentatato su Leukemia ha indagato il tema analizzando il decorso del COVID-19 in pazienti con LLC, anche al fine di identificare potenziali fattori preditivi  di esito.
Dei 190 pazienti con CLL e confermato COVID-19 diagnosticato tra il 28 marzo e il 22 maggio 2020, 151 (79%) presentavano un’infezione grave.

Per quanto concerne la sintomatologia, i pazienti con CLL e COVID-19 presentavano principalmente febbre (165/190, 87%) e problemi respiratori, tra i quali tosse (93/190, 49%) e dispnea (92/190, 48%).
Altre manifestazioni comuni includevano: affaticamento, diarrea, mialgie/artralgie, mal di testa, mentre anosmia/ageusia, nausea e vomito erano rari.
Solo 21 dei 190 pazienti (11,1%) potevano essere gestiti domiciliarmente, mentre 169 venivano ospedalizzati, 112 con necessità di supplementazione di ossigeno e 39 ricoverati nel reparto di terapia intensiva.

Ad un follow-up mediano di 23 giorni (range 2-86), 96 pazienti erano guariti completamente (tempo mediano alla guarigione: 22,5 giorni), 37 erano ancora sotto cure mediche e 56 erano deceduti.

In linea con precedenti studi sulla popolazione generale, anche in questa coorte l’età avanzata risultava  associata a più gravi manifestazioni d’infezione da COVID-19. In particolare, il gruppo di pazienti ricoverati in ospedale che necessitava di ossigeno e/o di supporto ventilatorio era per lo più costituito da  pazienti di età ≥65 anni.

La presenza di tre o più comorbidità non era significativamente diversa nei pazienti ospedalizzati con malattia grave rispetto a quelli non gravi; inoltre, il riscontro di ipogammaglobulinemia, frequentemente rilevata nella CLL, non sembrava avere un impatto significativo sul decorso clinico dei pazienti COVID-19, probabilmente a sottolineare l’importanza della reazione infiammatoria, più che della replicazione virale, nel modulare la gravità della malattia.

È interessante notare che i pazienti in cura con ibrutinib presentavano una minore incidenza di ricovero ospedaliero suggerendo un diverso effetto dei trattamenti antileucemici, probabilmente a causa di un differente impatto sull’immunodeficienza.
Nella stessa direzione, gli autori segnalano che i pazienti con trattamento recente o in corso avevano maggiori probabilità di sviluppare una forma più lieve di infezione da COVID-19 rispetto a quelli che erano in attesa di terapia o in follow-up.

In sintesi, gli autori concludono che nei pazienti con leucemia linfatica cronica la gravità dell’infezione da COVID-19 aumenta con l’età; che il trattamento antileucemico (in particolare con inibitori di BTK) sembra esercitare un effetto protettivo; che le comorbilità non influiscono in maniera significativa sui tassi di mortalità.

Bibliografia. Scarfò L, Chatzikonstantinou T, Rigolin GM, et al. COVID-19 severity and mortality in patients with chronic lymphocytic leukemia: a joint study by ERIC, the European Research Initiative on CLL, and CLL Campus. Leukemia 2020; https://doi.org/10.1038/s41375-020-0959-x

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