
I pazienti con linfoma mantellare (MCL) trattati in seconda linea con ibrutinib o con il regime R-BAC (rituximab, bendamustina e citarabina) ottengono un miglioramento dei tassi di sopravvivenza libera da progressione 2 (PFS2) rispetto al trattamento con i soli rituximab e bendamustina (RB) e con altri regimi. E’ quanto emerge dai risultati dello studio retrospettivo internazionale MANTLE-FIRST pubblicati sulle pagine di Leukemia.
Lo studio, condotto dai ricercatori guidati da Carlo Visco, Università degli Studi di Verona, ha preso in esame i dati di pazienti con linfoma mantellare trattati in 32 centri in Italia, Spagna e Regno Unito che venivano analizzati retrospettivamente. Ai pazienti della coorte era stato diagnosticato un MCL tra il 1 gennaio 2008 e il 30 giugno 2018. La coorte veniva se seguita per recidiva, ritrattamento e morte fino al 1 luglio 2019. Al cut-off dei dati, le cartelle cliniche venivano riviste.
Complessivamente nello studio sono stati valutati 261 pazienti con MCL e, di questi, 76 avevano ricevuto R-BAC, 54 R-B, 50 ibrutinib e 81 altre terapie di seconda linea. Nei bracci di trattamento, i pazienti avevano un’età media di 58 anni (range 19-70 anni). Le caratteristiche di base hanno anche mostrato che il 36% della popolazione arruolata presentava punteggi elevati del Mantle Cell Lymphoma International Prognostic Index, il 24% aveva un tumore ad istologia blastoide o pleomorfica, il 49% presentava una progressione precoce di malattia (POD) e il 14% risultava refrattario alla terapia d’induzione.
Queste le precedenti linee di trattamento:
• Il 24% dei pazienti aveva ricevuto rituximab in combinazione con ciclofosfamide, vincristina, adriamicina e desametasone più metotrexato e citarabina;
• Il 33% il regime R-CHOP (rituximab, ciclofosfamide doxorubicina, vincristina solfato e prednisone) più il regime R-DHAP (rituximab, desametasone, citarabina e cisplatino) più ASCT;
• Il 43% rituximab più cicli alternati di ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone (Maxi-CHOP) e citarabina ad alto dosaggio più rituximab in combinazione con chemioterapia sequenziale ad alte dosi.
Per quanto concerne i trattamenti di seconda linea l’ORR osservato è stato del 59% (range 37% -73%). I pazienti che avevano ricevuto il regime R-BAC evidenziavano tassi di risposta più elevati rispetto a quelli trattati con altri regimi. Il tasso di risposta completa (CR) per tutti i pazienti trattati in seconda linea variava dal 30% al 60%.
In particolare, i tassi di CR erano significativamente più alti per pazienti trattati con R-BAC (63%) rispetto al 43% riscontrato nei pazienti trattati con RB e al 38% ottenuto con ibrutinib.
In termini di “tempo all’evento”, il regime R-BAC otteneva una PFS2 mediana di 24 mesi, ibrutinib di 25 mesi, mentre il trattamento con R-B e gli altri regimi si attestavano su PFS2 mediane più brevi (13 e 12 mesi, rispettivamente).
Infine, con riferimento alla sopravvivenza globale OS2, i bracci di trattamento evidenzaivano risultati simili.
“Il MANTLE-FIRST costituisce il primo studio ‘patient-level’ che analizza gli outcome del linfoma follicolare r/r ain pazienti con precedente fallimento di terapie d’induzione contenenti citarabina”, spiegano gli autori. In generale, il regime R-BAC è associato a risultati simili all’ibrutinib in termini di PFS2 mentre l’ibrutinib conferma la sua superiorità nei pazienti con progressione di malattia precoce.
“I regimi a base di bendamustina hanno dimostrato un’attività simile a ibrutinib nella POD tardiva, ma è necessario un follow-up più lungo per confermare questa videnza Gli aspetti biologici legati alla refrattarietà richiedono, invece ulteriori chiarimenti “, conclude Visco.
Bibliografia. Visco C, Rocco AD, Evangelista A, et al. Outcomesin first relapsed-refractory younger patients with mantle cell lymphoma: results from the MANTLE-FIRST study. Leukemia. 2021; 35(3), 787-797.