
Nell’ambito dei linfomi non Hodgkin, aggressivi e indolenti, un nuovo armamentario terapeutico è rappresentato dagli anticorpi bispecifici che, nell’ambito dei primi studi di fase I-II, hanno mostrato interessanti risultati clinici sia nei linfomi diffusi a grandi cellule ed anche nei linfomi follicolari ricaduti o refrattari a diverse linee di chemio-immunoterapia. L’efficacia di questi agenti è accompagnata da un discreto profilo di tossicità e inoltre la loro gestione/somministrazione può essere svolta in regime di day hospital.
Un’altra nuova opzione terapeutica nello stesso gruppo di pazienti, quelli con linfomi diffusi a grandi cellule e linfomi follicolari ricaduti/refrattari, è rappresentata da un nuovo “checkpoint inhibitor” macrofagico: l’anticorpo anti CD47 in combinazione con il rituximab, il quale sfrutta il riconoscimento e l’attivazione nei confronti della cellula linfomatosa da parte del sistema immunitario del paziente. I risultati preliminari sono molto incoraggianti con una tossicità veramente bassa.