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Mieloma multiplo con traslocazione (11;14), quale prognosi?

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I pazienti affetti da mieloma multiplo con una traslocazione (11; 14) hanno, in assenza di anomalie ad alto rischio rilevate mediante ibridazione fluorescente in situ (FISH), una sopravvivenza “eccellente”. È quanto emerge dai risultati di uno studio multicentrico dell’International Myeloma Working Group presentati al Meeting annuale dell’American Society of Hematology in corso a Orlando, Florida. In particolare, il tasso di sopravvivenza maggiore è stato rilevato nei soggetti in trattamento con un inibitore del protesoma (PI) + immunomodulatore (IMiD) e in quelli sottoposti a trapianto autologo (ASCT) come parte iniziale della terapia.

I ricercatori hanno preso in considerazione una coorte retrospettiva di 1.216 pazienti con una diagnosi di mieloma multiplo ricevuta tra il 2005 e il 2015, presenza di una traslocazione (11;14) confermata tramite test FISH entro 6 mesi dalla diagnosi, disponibilità dei dettagli relativi al percorso terapeutico e 12 mesi di follow-up (nel caso di soggetti ancora in vita). Di questi, il 35,7% aveva una patologia di stadio ISS 1, il 34,0% di stadio ISS 2 e il 15,1% di stadio ISS 3. Dai risultati è emerso che, a un follow up medio di 51,9 mesi, il 69,1% dei pazienti era ancora vivo.  La distribuzione delle anomalie FISH è risultata essere la seguente: trisomie (3,5%), del 13q (13,3%), 1q amp (8,8%) e del 17p o monosomia 17 (5,8%). Per quanto riguarda il regime di trattamento iniziale, invece, il 27,2% dei pazienti aveva ricevuto un IMiD, il 45,9% un PI e il 17,7% una combinazione PI + IMiD mentre il 9,0% non era in trattamento con nuovi agenti. In generale, i soggetti sottoposti a un trattamento iniziale sono risultati associati a un time to next treatment (TTNT) di 26,6 mesi (IC 95%: 23,9 – 29,2). La sopravvivenza mediana, in riferimento all’intera coorte, è risultata di 95,1 mesi (IC 95%: 85,9 – 105,9): 67,5 mesi (IC 95%: 55,2 – 97,1) per i soggetti con almeno un’anomalia all’esame FISH (del 17p/ 1q amp) e 101,7 mesi (IC 95%: 89,7 – 107,3) in quelli senza anomalie ad alto rischio. La sopravvivenza media è poi risultata maggiore nei soggetti sottoposti a un ASCT entro il primo anno dalla diagnosi (pari al 49,4% del totale) rispetto a quelli non sottoposti a questa procedura (108,3 vs 69,8 mesi). Infine, anche se il campione di riferimento era piuttosto limitato, i pazienti in trattamento con nuovi agenti quali venetoclax e daratumumab sono risultati associati a tassi di risposta migliori e risposte più durature.

Bibliografia. Kumar SK, Lu J, Liu YT, et al. Outcomes of patients with t(11;14) Multiple Myeloma: an International Myeloma Working Group Multicenter Study.ASH Meeting, Orlando 7-10 dicembre 2019; abstract n° 3066

 

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Tags: ASH 2019day2@ASH19Mieloma

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