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Numero di pazienti trattati e outcome

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Quale relazione c’è tra il numero di pazienti con mieloma multiplo trattati da una specifica struttura sanitaria e il tasso di sopravvivenza associato a questa patologia? I risultati che emergono da uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology dimostrano che tra le due variabili esiste un’associazione per cui maggiore è il numero di pazienti trattati da una struttura, maggiore è il tasso di sopravvivenza dei pazienti che lì vengono curati. In altre parole, il grado di specializzazione di un centro ospedaliero nella cura del mieloma multiplo influisce positivamente, e in modo lineare, sull’outcome dei pazienti.

La ricerca in questione, realizzata presso la Mayo Clinic di Rochester (Minnesota), ha analizzato la banca dati del National Cancer Database individuando 94.722 pazienti affetti da mieloma multiplo e 1333 strutture sanitarie. Considerando tutti i centri presi in esame, ciò che emerge è che ognuno di questi tratta un volume medio di circa 6 pazienti all’anno con questo tumore. Tuttavia, tra le varie strutture ospedaliere esiste un elevato grado di variabilità relativo al numero di casi di mieloma multiplo trattati, differenze che sono risultate essere correlate al tasso di sopravvivenza media dei pazienti. In particolare, è emerso che i pazienti trattati presso i centri con il volume minore di soggetti affetti da questa patologia hanno il 22% di probabilità in più di andare incontro a morte, rispetto ai centri che trattano un numero maggiore di casi di mieloma multiplo.

Un dato questo che diminuisce in modo lineare in relazione all’aumentare del volume di pazienti seguiti. Tradotto in termini di sopravvivenza, questo significa che un paziente affetto da questo tumore sopravvive mediamente per 49,1 mesi se viene curato nei centri con il volume maggiore di casi di mieloma multiplo, contro i 26,9 mesi di sopravvivenza media dei pazienti curati in centri non specializzati. “Se confrontati con le strutture che curano in media 10 pazienti all’anno, i centri che trattano 20, 30 e 40 casi all’anno mostrano un tasso di sopravvivenza superiore rispettivamente del 10%, 15% e 20%”, sostiene Robert Go, l’ematologo che ha condotto lo studio.

Un risultato che, tuttavia, è in linea con quelli relativi ad altre patologie e interventi terapeutici, come ad esempio il trattamento chirurgico nei casi di carcinoma polmonare e rettale. Secondo gli autori della ricerca, questa relazione dipende da quanto il personale di una struttura sanitaria è aggiornato sul progresso scientifico in una specifica area della medicina. Questo è particolarmente rilevante nell’ambito del mieloma multiplo, dove negli ultimi anni si è assistito a una grande accelerazione in termini di approvazione di nuovi farmaci e pubblicazione di studi clinici. “È difficile rimanere costantemente aggiornati su una malattia che costituisce il 2% di tutti i casi di cancro, soprattutto se si deve restare al passo con la ricerca fatta su tutte le altre tipologie tumorali”, sottolinea Go.
Per affrontare questa situazione, gli autori dello studio suggeriscono di adottare il sistema proprio dell’oncologia chirurgica. Infatti, i pazienti che devono essere sottoposti a trattamento chirurgico per la cura di un tumore vengono solitamente indirizzati verso centri di eccellenza, specializzati in tipologie specifiche di cancro. In alternativa, una possibile soluzione potrebbe essere quella di affiancare strutture ad alto volume di pazienti con mieloma multiplo a strutture con un volume inferiore, in modo da incanalare questa categoria di pazienti verso un numero ridotto di medici, dotati però di grande esperienza clinica.

Fabio Ambrosino

▼ Go RS, Bartley AC, Crowson CS, et al. Association between treatment facility volume and mortality of patients with multiple mieloma. Journal of Clinical Oncology 2016; 34: 1 – 7.

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