
È stata presentata, nel corso di una conferenza stampa virtuale, la FOCE (ConFederazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi): la prima alleanza al mondo che riunisce i clinici che si occupano delle patologie di queste tre aree della medicina. Nell’immediato FOCE – espressione diretta dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), Società Italiana di Cardiologia (SIC), Società Italiana di Ematologia (SIE) e di due fondazioni, “Insieme contro il Cancro” e “Cuore e circolazione” – si pone l’obiettivo di collaborare con le istituzioni per fronteggiare l’emergenza COVID-19, ma con una visione a lungo termine finalizzata a migliorare l’assistenza degli oltre 11 milioni di cittadini italiani interessati da malattie oncologiche, cardiologiche ed ematologiche.
Diversi, in questo senso, i problemi da risolvere: da un accesso uniforme alle terapie innovative su tutto il territorio nazionale allo sviluppo di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali, dall’adesione agli screening alla prevenzione con progetti di sensibilizzazione sugli stili di vita sani.
“FOCE nasce dall’esperienza del Tavolo Tecnico, istituito lo scorso giugno dal Ministro della Salute Roberto Speranza – ha commentato Francesco Cognetti, Presidente di FOCE e di Fondazione “Insieme contro il Cancro” –, che ha condotto alla stesura del documento che disegna modalità organizzative e percorsi volti a ridurre al minimo il rischio di infezione nei pazienti e nel personale sanitario. Uno dei compiti immediati di FOCE è proprio il costante aggiornamento del documento, in relazione alle esigenze dettate dalla crisi sanitaria”.
Negli scorsi mesi di marzo e aprile – ha continuato Cognetti -, i pazienti oncologici e con malattie cardiovascolari sono andati incontro a sospensioni di terapie o cancellazioni di interventi chirurgici, visite di controllo e altri gravi inconvenienti. Non solo. In quel periodo, circa il 20% dei pazienti oncologici, che avrebbe dovuto essere sottoposto a trattamenti utili, ha scelto di non recarsi nei centri per timore del contagio. Abbiamo imparato molto dall’esperienza già vissuta. L’aderenza alle terapie è fondamentale e i malati devono continuare ad andare in ospedale per curarsi. Altrimenti rischiamo di vanificare gli importanti progressi ottenuti, grazie anche a trattamenti sempre più efficaci.
Il Covid-19 è caratterizzato da un’elevata contagiosità. Nell’85% dei casi determina una malattia subclinica o di grado lieve ma, rispetto all’influenza, provoca più facilmente complicanze respiratorie come polmoniti gravi e polmoniti interstiziali nel 10-15% dei casi e il 5% dei pazienti contagiati richiede il ricovero in terapia intensiva. La letalità è stimata intorno al 2-3%. “Nei pazienti con malattie ematologiche maligne contagiati dal virus la mortalità raggiunge il 37%, una percentuale altissima – ha sottolineato Paolo Corradini, Vicepresidente FOCE e Presidente SIE (Società Italiana di Ematologia) -.
E la patologia in fase avanzata rappresenta un ulteriore fattore di rischio di morte. Per questo, dobbiamo continuare a trattare i pazienti ematologici, garantendo loro le terapie salvavita come il trapianto di midollo e le CAR-T. L’interruzione dei trattamenti determina una progressione dei tumori del sangue molto più velocemente di quanto accada, ad esempio, nelle neoplasie solide. Per creare una ‘gabbia’ di protezione intorno al paziente, è fondamentale, come evidenziato nel Documento del Tavolo Tecnico, vaccinare contro l’influenza e lo pneumococco non solo i pazienti, che solo in alcuni casi sviluppano una risposta immunitaria, ma anche i famigliari, i caregiver e gli operatori”.
“Vanno messi in atto tutti gli strumenti per preservare gli ottimi risultati nella cura sia dei tumori solidi che del sangue – ha commentato Fabrizio Pane, Tesoriere FOCE-. Negli ultimi anni è nettamente migliorata la sopravvivenza in molte malattie neoplastiche del sangue, grazie all’introduzione nella pratica clinica (e nella sperimentazione) di numerosi agenti farmacologici innovativi. Innumerevoli sono gli esempi, tra cui si può annoverare la leucemia mieloide cronica, in cui la maggioranza dei malati ha una aspettativa di vita paragonabile a quella di una persona non affetta dalla patologia, al mieloma multiplo che ha visto triplicare la aspettativa di vita dei pazienti in poco più di 15 anni, fino al caso delle leucemie acute, da sempre patologie poco curabili, che adesso hanno visto finalmente l’introduzione dei primi farmaci biologici e di immunoterapie specifiche”.